BIO | RUSSO Massimo

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È il direttore della Divisone Digitale del Gruppo GEDI. In precedenza è stato condirettore de La Stampa, e prima ancora ha diretto per due anni l’edizione italiana di Wired. Giornalista dal 1991, ha lavorato per dieci anni nei quotidiani Finegil e tra ‘92 e ’93, con una borsa di studio, alla Columbia University di New York. Nel 1999 è stato tra i fondatori di Kataweb, allora internet company de L’Espresso.  Fa parte della Commissione parlamentare per la redazione di una Carta dei diritti in Internet.

 

Al Festival 2018 il suo intervento, con Simone Bemporad e Giorgio Zanchini, è:
domenica 9 settembre > ore 11.30 > Terrazza della Comunicazione
La nuova era dei media
Strappi, dissoluzioni, evaporazioni, ricomposizioni. E nuovi nodi, nuovi filtri. Chi lavora nell’informazione e nella comunicazione sa bene che oggi fare giornalismo e comunicare significa muoversi in un paesaggio nel quale si sono indebolite gerarchie, confini, riferimenti.  Un giovane con uno smartphone in mano si informa, informa e comunica dentro nuovi territori mentali. Ma quel giovane ha ancora bisogno di mappe, di filtri per arricchirsi e non perdersi, delle parole giuste per comunicare con efficacia nel nuovo mondo.


Al Festival 2017 il suo intervento con Federico FerrazzaDavid Parenzo è stato:
10 proposte per un nuovo giornalismo
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Al Festival 2016 ha intervistato Barbara Morgante:
31 minuti con Barbara Morgante


Al Festival 2016 il sui intervento è stato inoltre:
La vita in mondovisione
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Al Festival 2015 il suo intervento con Maurizio Beretta, Costanza Esclapon, Francesco Delzio e Carlotta Ventura è stato:
La fiducia può essere comunicata?
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Al Festival 2014 il suo intervento è stato:
Questo non è un giornale.
La seconda età delle macchine ha già cambiato il mondo, ma i media tradizionali non se ne sono accorti. Soprattutto in Italia hanno divorziato dalla realtà. Si continua a discutere di transizione al digitale come se si trattasse di tecnica, quando invece è cultura. Oggi gli intermediari che non portano valore sono spazzati via: ma l’informazione tradizionale non vuole essere diversa. Preferisce condannarsi all’irrilevanza. Dovrebbe rinunciare a ciò a cui tiene di più. Ecco come.