BIO | VETTESE Angela
Critica d’arte e professore associato di teoria e critica dell’arte contemporanea presso l’Università Iuav di Venezia, ha insegnato all’Università Bocconi di Milano e dal 1986 scrive per il supplemento Domenica de Il Sole 24 Ore.
Al Festival 2015 il suo intervento con Gianni Canova e Severino Salvemini è stato:
Quanto e come l’arte contamina l’economia?
Quando le arti contemporanee contaminano l’economia. Dove l’economia post-industriale prende spunti per una creatività fresca e per una innovazione più radicale? Sicuramente non nell’ambiente tradizionale e canonico del business, che spesso imprigiona continuamente a pensare in modo paradigmatico e convenzionale. Occorre invece spingersi fuori dal seminato e un buon suggerimento è lo stimolo che può provenire dalle arti contemporanee (dico arti, al plurale, e pertanto quelle figurative, come anche quelle musicali, cinematografiche, letterarie, teatrali e così via). La prima riflessione deriva dalla sintonia con la contemporaneità della cultura. L’arte contemporanea produce nuovi linguaggi espressivi, che poi dovrebbero introiettarsi nei prodotti economici, che mai come oggi necessitano di contributi simbolici ed evocativi, tipici della stagione della post-modernità. La seconda riflessione riguarda la responsabilità della classe imprenditoriale e manageriale (come elemento fondamentale della classe dirigente) nel saper riconoscere queste nuove onde di senso. La classe imprenditoriale italiana (e i massimi responsabili delle aziende di alta gamma sono proprio la punta di diamante di questo ceto sociale) dovrebbe sostenere il più possibile i breakthrough dei prodotti, uscendo il più possibile dal contesto consolidato del proprio settore, attraverso una orizzontalizzazione delle conoscenze. La frequentazione e il sostegno delle arti contemporanee hanno l’obiettivo non solo di sponsorizzare l’evoluzione artistica e/o di trarre personale godimento dalla fruizione intellettuale, ma anche lo scopo di mantenere alta una curiosità nei confronti dell’avanguardia che – molto più di quanto superficialmente si possa pensare – può essere integrata nel prodotto e nel servizio di alta qualità. Un esempio significativo si legge nella recente biografia dell’imprenditore Steve Jobs, quando racconta l’impressione che gli fece una visita ad una mostra di Andy Warhol a New York negli anni ’70: i colori psichedelici dei quadri di Warhol e dell’inizio della Pop Art se li portò dietro fino a tramutarli poi in una delle caratteristiche più rilevanti dell’Ipod alla fine degli anni Novanta. Probabilmente senza quello stimolo culturale avvenuto trent’anni prima, oggi non avremmo gli Ipod con quei colori così identificabili.