FORUM EDUCATION

Questo documento è il risultato di una lunga operazione di analisi, valutazione e confronto, condotta dal gruppo di lavoro costituitosi con il Forum Education di Camogli dell’1-2 febbraio 2020, qui portato a maturazione. Tale documento rappresenta l’espressione corale del gruppo, coordinato da Danco Singer, che riunisce venti personalità italiane protagoniste del mondo della cultura, dell’economia e della società civile.

Beppe Sala si fa portavoce del gruppo di lavoro per realizzare in autunno a Milano un grande incontro nazionale per rendere operativi i punti della proposta.

Scuola ed educazione: gli strumenti della libertà

Un grande incontro nazionale

La crisi provocata dalla pandemia “rischia di cancellare decenni di progresso nella lotta alla povertà e di esacerbare i già alti livelli di disuguaglianza nei Paesi e tra Paesi”, scrivono le Nazioni Unite in un recente rapporto sulla necessità di rispondere all’impatto socio-economico del virus.

La diffusione del Covid-19 ha messo a nudo le fragilità interne dei singoli stati, ridefinito le priorità dei governi e reso ancora più evidente come il sistema scolastico sia il pilastro fondamentale di ogni sistema economico-sociale, per le tre funzioni essenziali che riveste: educazione, welfare e presidio civico.

Non è più tempo di appelli isolati. È necessaria una mobilitazione coesa di tutte le parti coinvolte, una mobilitazione civica per l’attuazione di proposte operative nel breve e nel lungo periodo, che vadano oltre la gestione dell’emergenza, definite in modo partecipativo attraverso l’azione congiunta delle amministrazioni comunali (non solo delle città metropolitane ma anche delle aree interne), delle famiglie, del corpo docenti, dei dirigenti scolastici, del privato, del privato sociale, delle parti sociali e del governo centrale.

Perché il governo metta al centro delle priorità l’educazione – a tutti i livelli, dalla scuola dell’infanzia al lifelong learning che la società attuale richiede – come pilastro per il presente e per il futuro del Paese.

In tale prospettiva, proponiamo un grande incontro nazionale da tenersi a Milano durante il quale venga proposta una lista di punti operativi condivisi che suggerisca:

  • le emergenze su cui concentrare gli sforzi
  • l’utilizzo di alcune esperienze di sviluppo educativo locale del nord, centro e sud che hanno favorito il successo formativo e che possano essere di esempio come risposta alle emergenze individuate

Il quadro della situazione

L’Unesco, insieme ad altri organi internazionali, quali Unicef, UNHCR, WFP, FAO, che stanno monitorando le situazioni più depresse, denunciano una situazione a livello mondiale estremamente drammatica:

  • Per la prima volta nella storia 1 miliardo e 600 milioni di bambini e ragazzi di 165 paesi del mondo hanno interrotto la scuola.
  • Più di 365 milioni bambini sono stati esclusi improvvisamente dall’assistenza sanitaria e dai programmi alimentari che la scuola garantiva, e sono quindi rimasti privi del necessario sostentamento e delle adeguate cure, proprio in un momento in cui è essenziale mantenere un sano sistema immunitario.
  • Appartenenti alle fasce più deboli sono esposti senza difese a contesti familiari violenti e senza prospettive per la costruzione di un loro futuro.

Da tempo, in Italia più che altrove, la scuola è lasciata sola ad affrontare la complessità. Come confermato anche da INVALSI, siamo un Paese nel quale la probabilità di finire bene la scuola, di imparare e di utilizzare la conoscenza acquisita continua a dipendere fortemente dal luogo di nascita, dalla ricchezza e dallo stato sociale della famiglia d’origine. Il tasso di abbandono è risalito al 14,5%, con un divario territoriale che penalizza le zone interne, le molte periferie, tutte le aree che conoscono esclusione sociale e culturale multifattoriali e soprattutto il Mezzogiorno.

Oggi, con la crisi da Covid-19, in concreto, i bambini e i ragazzi in condizioni di povertà relativa, che erano 2.192.000 e quelli in condizione di povertà assoluta che erano 1.262.000, e il cui numero sta in conseguenza aumentando, stanno vivendo un ulteriore peggioramento. I bambini e ragazzi con disabilità e bisogni educativi speciali accompagnati a scuola dal sostegno – sono 273.000 – stanno vivendo una situazione di isolamento e sofferenza gravissima. I bambini/e e ragazzi stranieri – sono 819.000 mila – che frequentano le scuole, sono a maggior rischio di non essere raggiunti e senza occasioni di riscatto educativo.

Se l’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile aveva posto come fine delle azioni politiche di questo secolo la cura del pianeta e delle persone, del benessere collettivo e della giustizia sociale (planet, people and prosperity), l’attuale pandemia ha reso ancora più urgente e centrale il ripensamento della scuola e dei sistemi educativi, come punto di partenza.

In questo quadro, l’educazione deve diventare oggetto primario di attenzione, poiché essa è l’unico strumento con cui, nel medio e lungo termine, si può realizzare il cambiamento culturale, economico e civile necessario per applicare efficacemente un nuovo modello di sviluppo (no one left behind), il solo capace di risollevarci dalla crisi della pandemia, e di rispondere proattivamente alle emergenze future.

Ridare libertà sostanziale

È fondamentale per lo sviluppo del Paese ridare alle persone – a cominciare da bambini, adolescenti e giovani – la libertà sostanziale di vivere la vita che desiderano vivere, come esplicitato nell’Art. 3 della Costituzione e nella definizione di libertà sostanziale di Amartya Sen; quella libertà che è alla base della democrazia e che comprende la capacità non solo di lavorare, ma anche di confrontarsi, partecipare, discernere, prendersi cura degli altri e dell’ecosistema, usare la tecnologia, acquisire le competenze per il futuro, comprendere e farsi interpreti dei principi costituzionali.

Diverse sono le comunità educanti, le pratiche locali e le iniziative individuali che stanno dimostrando una proficua cooperazione tra pubblico, sociale e privato, con eccellenti risultati. Occorre guardare a queste esperienze, ascoltarle e costruire insieme modelli praticabili su tutto il territorio nazionale, adattandoli ai singoli contesti.

  • molte scuole hanno saputo rafforzare la propria funzione di “presidio repubblicano” anche in territori difficili, attraverso reti cooperative orizzontali tra docenti, tra scuole, e con soggetti del territorio, per raggiungere i propri alunni/e;
  • migliaia di classi – dalla scuola d’infanzia alle superiori – stanno riannodando le comunità di apprendimento e la circolarità di studio tra docenti e ragazzi/e tra ragazzi/e, in grandi e piccoli gruppi, in assetti diversi dalla lezione frontale, con un tasso alto di innovazione, non solo legato all’uso di device o della rete ma alla didattica e alle relazioni;
  • comunità educanti già strutturate, fondate su partenariati – in particolare quelli creati grazie al fondo per la lotta alla povertà educativa minorile – tra scuole, agenzie del terzo settore, comuni, esperienze di sport, teatro, musica, arte, ecc. si stanno mostrando capaci di mobilitare più figure professionali insieme, cooperare con le famiglie e raggiungere ogni bambino e ragazzo grazie a rapporti di fiducia costruiti tra scuola e fuori scuola.

La sfida deve partire dalle città

Le prime sedi da cui partire per avviare il cambiamento sono i comuni (le città metropolitane, i centri minori e quelli delle aree interne): perché sono prossimi ai bisogni educativi emergenti e ai cittadini; perché sono, per norma, custodi del diritto allo studio; perché sono già all’opera nel realizzare un approccio integrato ai problemi cogliendo la complessità dei contesti. Ma i comuni al contempo hanno necessità di confrontarsi con il governo e le regioni, in tema di coordinamento normativo, miglior utilizzo delle risorse, valorizzazione delle esperienze positive.

I punti operativi della proposta

  1. Affrontare il fallimento formativo

Verifica e contrasto al fallimento formativo inteso come azione locale integrata di una comunità educante che opera tra scuola e fuori scuola. Occorre adoperarsi per un apprendimento compensativo: concentrarsi sulle pratiche che compensano il tempo di istruzione perso, rafforzare la pedagogia e basarsi su modelli di apprendimento ibrido come l’integrazione di approcci nell’istruzione a distanza. In una scuola moderna e orientata al domani è fondamentale introdurre il tema delle competenze per il futuro, allineate alle necessità del mercato del lavoro e ad una società in mutamento continuo, e quello della misurazione dell’apprendimento, che non ci rende attualmente competitivi a livello internazionale.

  1. Raggiungere i più emarginati

Adattamento delle politiche e delle pratiche di apertura delle scuole per ampliare l’accesso ai gruppi emarginati, come bambini precedentemente scolarizzati, migranti e minoranze, per reintegrare gli studenti negli ambienti scolastici in modi sicuri e che consentano di riprendere ad imparare, soprattutto per coloro che hanno subito le maggiori perdite di apprendimento. La situazione che stiamo vivendo richiede la rivisitazione del concetto di equità educativa in senso più organico e incisivo.

  1. Fondi europei

Analisi dell’uso dei fondi comunitari – positivo o negativo – degli ultimi 10 anni ed elementi per un nuovo indirizzo fondato sullo “sperimentalismo democratico”. Investimento nel rafforzamento dei sistemi di istruzione per il recupero e la resilienza. Sia un uso attento delle opportunità offerte dalla programmazione UE 2021-27 sia la possibilità di risorse europee straordinarie messe a disposizione dell’education a seguito della crisi da Covid-19 possono rafforzare tale prospettiva.

  1. Assunzioni e ricambio generazionale

Individuazione dei pro e dei contro dei diversi modelli di reclutamento dei docenti e della loro formazione iniziale e in itinere negli ultimi lustri e analisi degli insegnamenti che se ne possono trarre, al fine di costruire un modello di reclutamento dei nuovi docenti più adeguato ai compiti della scuola di oggi, e di possibile loro mentoring.

  1. Cooperazione

Creazione di condizioni favorevoli alla formazione di sinergie tra governo, amministrazioni, agenzie competenti, settore privato (in particolare editori, big tech e telco) e società civile, per un sistema integrato e orientato al reciproco sostegno che garantisca al sistema scolastico qualità, sicurezza ed equità d’accesso.

  1. Edilizia scolastica

Miglioramento dell’edilizia scolastica. La scuola non è solo un’istituzione, ma anche un luogo fisico, il cui progetto interpreta il modello pedagogico in relazione a contesti locali estremamente diversificati. Il patrimonio esistente di edilizia scolastica va messo in sicurezza, reso sostenibile e trasformato, sia in relazione ai nuovi strumenti didattici, sia rispetto a rinnovati obiettivi didattici, diversi a seconda dei contesti geografici e sociali (metropolitani e zone interne, in particolare). Ridare fiducia all’istituzione scolastica comporta infatti considerare le scuole come luoghi di apprendimento largamente inteso e di costruzione comunitaria intorno al sapere. Ripensare la vita della scuola comporta anche una riflessione su fattori specifici come orari, turnazioni e spazi, sanificazione, forme didattiche ibride, attivando forme complementari di welfare e innovazione sociale.

La scuola è il primo e più importante luogo che porta le persone a realizzarsi socialmente. Costituisce una parte rilevante del tessuto sociale del territorio, trasmette impulsi positivi di aggregazione, maturazione sociale e prevenzione delle devianze. Non ci sono un luogo e un momento più adatti della scuola per trasformare il disagio in risorsa – o per far precipitare nel disagio l’infinita risorsa umana che sono i bambini e i ragazzi. Per questo è essenziale valorizzare la scuola di quartiere, mettendola in condizione di diventare centro civico, attorno alla quale il quartiere si riunisce; una struttura polivalente che aggreghi attorno a sé le famiglie e la comunità, ben oltre l’orario scolastico, anche con attività sportive e ricreative, facendo rete con gli altri luoghi di educazione e formazione.

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Firmatari

Stefania GIANNINI Direttore Education Unesco
Fabrizio BARCA > Coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità
Federico FUBINI
> Vice direttore Corriere della Sera
Beppe SALA > Sindaco Milano
Gabriele GALATERI > Presidente Generali
Alessandra PERRAZZELLI > Vice direttore generale Banca d’Italia
Maurizio FERRARIS > Direttore Scienza Nuova Torino
Marco ROSSI DORIA > Coordinatore gruppo “Educazione” del Forum Disuguaglianze e Diversità
Andrea MORNIROLI > Direttore gruppo staff del Forum Disuguaglianze Diversità e referente della cooperativa Dedalus di Napoli
Mila VALSECCHI > General Manager di Pearson Italia
Gherardo COLOMBO > Ex magistrato
Marino SINIBALDI > Direttore Rai Radio3
Lucrezia REICHLIN > Economista London Business School
Barbara COMINELLI > Chief Operating Officer Microsoft
Salvatore BRAGANTINI > Economista
Roberto RICCI > Responsabile nazionale prove Invalsi
Alberto DI MININ > Professore di Management alla Scuola Superiore Sant’Anna
Federico FERRAZZA > Direttore di Wired
Rosangela BONSIGNORIO > Direttrice del Festival della Comunicazione
Giovanni DURBIANO > Professore di Composizione architettonica e urbana al Politecnico di Torino

Danco SINGER > Coordinatore del Forum Education

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Il Forum Education di Camogli

Sabato 1 e domenica 2 febbraio a Camogli si è tenuta una tavola rotonda organizzata dal Festival della Comunicazione, centrata sull’educazione: due giorni dedicati al rinnovamento della scuola pubblica come priorità strategica per il nostro Paese, patrocinati dalla Rai, che sostiene l’iniziativa “per il valore sociale e divulgativo della manifestazione”, e dal Comune di Camogli.

Questo primo appuntamento, riservato al team di lavoro che ha cominciato da alcune settimane a riflettere collettivamente sul tema, si è concluso con la stesura di un documento di sintesi, risultato di un lungo e meditato dibattito in cui sono emersi gli allarmi e le criticità ma anche le tante risorse a disposizione del sistema educativo attuale, gli asset da potenziare, gli spunti dall’estero, le buone pratiche locali da estendere a livello nazionale e un quadro dei punti di convergenza ovvero di confronto aperto in merito alle priorità di azione nel breve e nel lungo termine. Il fine è preparare un grande Forum nazionale pubblico sull’Educazione.

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Organizzazione
Veronica Scazzosi: info@festivalcomunicazione.it – tel. +39 379 1145646

Ufficio Stampa
Gianluca Dotti: press@festivalcomunicazione.it – tel. +39 3334425539

Potrete trovare su questo sito i lavori del forum e le interviste ai protagonisti.