CONCEPT 2023

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La memoria è una straordinaria attitudine della mente, del corpo e dello spirito, tanto potente quanto misteriosa, parte integrante del nostro io e strumento indispensabile per costruire la nostra identità di uomini e di popoli.

È innanzitutto la capacità di mantenere traccia di informazioni, immagini, sensazioni, idee, ricordi di eventi di cui si è fatta esperienza; è la capacità di rievocarli nel tempo, di riconoscerli come stati di coscienza.

È un anelito ancestrale, inscritto nella nostra natura, ancor prima che nella nostra volontà: a partire dal DNA, memoria biologica alla base della vita. Dalle mani dei primi ominidi impresse nella Cueva de las Manos ai grattacieli di Dubai, monumenta (nel senso letterale del termine) del nostro passaggio; dai riti dello sciamanesimo, alle religioni monoteiste, ai grandi miti, serbatoio di memorie dell’umanità: Memoria è desiderio di lasciare segno di sé, di entrare in connessione con chi è stato e chi sarà, bisogno di appartenenza a qualcosa di più grande di sé, che va oltre la dimensione dello spazio e del tempo, una sfida alla morte e all’oblio.

I viaggi, gli scambi commerciali, le comunicazioni e le relazioni internazionali sono il segno tangibile della propensione dell’uomo a mettere in connessione memorie di popoli e culture distanti, e costruire nuove memorie, fatte di incontri, esperienze, ispirazioni, luoghi, allargando gli orizzonti per guardare il futuro in modo nuovo, aperto e inclusivo.

Esiste anche una memoria muscolare e inconscia, del nostro corpo, una memoria della natura e dell’universo, indagata dalle scienze: dalla geologia alla botanica, dalla biologia alla fisica quantistica, dalla chimica alla medicina, la memoria non vive solo nel pensiero, è molto più materica di quanto si creda.

Come un bene prezioso, la memoria si può perdere o ritrovare. È ciò che ci consente di arricchire di senso la nostra esistenza, fatta di momenti, esperienze, sensibilità, conoscenze collezionati nel corso della nostra vita o della vita di altri. Le arti, la musica, le letterature di tutti i tempi e di tutti i luoghi sono strumenti della memoria, capaci di eternare il pensiero e di ampliare le nostre memorie collettive, con sensibilità altre, di volta in volta più ricche ed arricchenti.

La memoria è anche e soprattutto un’attitudine all’osservazione, all’analisi approfondita, al non voler rimanere sulla superficie di ciò che accade. È un’attitudine, per dirla come Umberto Eco, ad “accendere e far funzionare il cervello”, perché solo conoscendo si riesce a custodire e perpetuare il senso profondo di ciò che è stato.

Ma la memoria può anche ingannare, tradire, può essere fallace. Memoria è anche filtro: non è solo saper ricordare, ma anche saper dimenticare, selezionare cosa è degno di essere ricordato da cosa no. Perché preservare tutto equivale a non ricordare niente. E allora, nell’era del metaverso e delle intelligenze artificiali, dei cloud e delle guerre informatiche, della proliferazione di sempre più capaci memorie digitali e virtuali, che forme avrà la nostra memoria? Quali nuovi criteri di filtraggio saranno alla base della nostra civiltà?

La memoria non è solo una dimensione mentale, è anche uno spazio del cuore: non è solo frutto di un meccanismo razionale, quanto emotivo, affettivo, perché il ricordo si rafforza e si potenzia con l’emozione e il sentimento.

La memoria è consapevolezza civile. Non è mai soltanto retrospettiva, la memoria è ciò che ci salva, è ciò che ci permette di non ricadere domani negli stessi errori di ieri. La memoria è sempre profondamente costruttiva; è il nostro antidoto ai mali dell’umano. Si pensa che la memoria abbia a che fare soltanto con la conservazione del passato, ma la memoria è allargare lo sguardo oltre quello che siamo, e – forti del sapere e della saggezza degli antichi – guardare avanti verso nuovi traguardi possibili, con occhi giovani.

La memoria è il fondamento di ciò che non è ancora. E che sarà domani.


Coltivare la memoria